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1- Definizione sociologica di obesità

Per l'opinione pubblica l'obeso non è un malato cronico al pari di chi soffre di artrite deformante, ad esempio. E ciò non è tanto dovuto al singolo soggetto obeso ed ad aspetti specifici della sua personalità, quanto all'atteggiamento culturale che nella società del benessere esiste nei confronti del sovrappeso e dell'obesità.
Infatti l'obesità viene genericamente considerata dall'opinione pubblica come una semplice condizione dell'individuo frutto di una carenza del comportamento o più semplicemente di una grossa passione per il "mangiare". In sintesi, come un semplice fatto estetico.
Secondo l'opinione corrente una persona è quindi grassa perchè si abbuffa di cibo e non ha nessuna intenzione di limitarsi nel mangiare: quindi non è considerata soltanto "brutta" (secondo i canoni estetici predominanti), ma anche avida, debole, pigra e senza forza di volontà.
Doppia colpa, doppia condanna. L'apoteosi del giudizio inappennabile basato sulla superficialità.
E' chiaro quindi come sul piano strettamente sociale le persone obese difficilmente ottengono un impatto positivo nei rapporti umani. E' luogo comune che l'obeso sia meno attivo, meno volenteroso, meno efficace sul piano lavorativo, nel complesso una persona carente sotto il profilo caratteriale. Tanto che diventa tipico il luogo comune che un obeso debba essere per forza "simpatico" per ottenere l'attenzione altrui ed evitarne il distacco.
E così il ragazzino obeso è escluso dal gruppo perchè fisicamente non riesce ad essere al pari degli altri, viene preso in giro per il suo peso ed è continuamente colpevolizzato. L'adulto obeso è considerato una persona fisicamente sgradevole e personalmente incapace e nella vita ha molte meno possibilità di un individuo magro.
Infatti sul piano lavorativoè innegabile che esista nella nostra società una vera e propria discriminazione nei confronti degli obesi: si va dalla quasi impossibilità di essere assunti per esempio come commesse per il sesso femminile, in particolare nel campo dell'abbigliamento, all'assegnazione di territori di vendita meno competitivi per il sesso maschile.
Questo proprio perchè non si ha una cultura dell'obesità come MALATTIA, appunto.
Difatti, contrariamente ai portatori di handicap per esempio, ritenuti dalla società non colpevoli della loro condizione e qundi ovviamente e giustamente tutelati ed aiutati, la persona obesa viene ancora oggi ritenuta RESPONSABILE della propria condizione. E ciò comporta l'immobilismo in termini di apertura sociale e di tutela di questa categoria.
Anzi, cosa ancora più grave, gli obesi stessi finiscono per ritenersi responsabili della propria condizione, venendosi a spostare così il loro interesse primario da quelli che sono i rischi di salute legati alla loro obesità (e per debellare i quali dovrebbero lavorare) ad un'aspettativa legata al dimagrimento di tipo esclusivamente estetico a prescindere dalla salute, di cui poco ci si rende effettivamente conto.
E questa devianza del pensiero comporta una conseguenza, se vogliamo, ancor più grave nella nostra società italiana: l'obeso/l'obesa si sente solo/a, crede di essere una mosca bianca.
E' stato invece constatato come l'obesità, anche grave, sia molto più diffusa di quanto sembri perchè in Italia è sommersa per motivi culturali, di riserbo, di dignità umana e sociale.
Gli obesi italiani non li incontriamo in giro per strada (come è facile che avvenga negli Stati Uniti, ad esempio), e questo perchè, come si è detto sopra, da noi sono oggetto anche di emarginazione sociale e di discriminazione lavorativa. Non trovano lavoro, ma non hanno nemmeno i requisiti per essere considerati invalidi a causa di normative che appaiono francamente anacronistiche rispetto alla diffusione così cpaillare di questo fenomeno sociale.

Sitografia :
www.associazioneitalianaobesita.it
www.chirurgiaobesi.com
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