Visita l' *AMBULATORIO INFERMIERISTICO* e *LO SPECIALISTA RISPONDE* sul nostro Forum! Clicca sulle scritte per accedervi direttamente.

ATTENZIONE! Il Sito è ancora in costruzione.

Ci scusiamo per il disagio.

4- Conseguenze sociologiche, psicologiche e pratiche dell'obesità

L’Obesità è una MALATTIA CRONICA che ha una notevole incidenza sulla qualità di vita del soggetto che ne soffre. Incidenza sul suo aspetto fisico, psicologico, sociale e relazionale. La persona obesa, infatti vive assai peggio di un paziente sofferente di un’altra malattia cronica differente (ad esempio l’artrite deformante) o di quello cui è stato curato un cancro. E questo fatto dipende da due cause specifiche, la prima con valenza più incisiva, la seconda un po’ meno:
1) l’ATTEGGIAMENTO CULTURALE che nella società del benessere esiste nei confronti del sovrappeso e dell’obesità;
2) aspetti specifici della PERSONALITA’ della persona obesa.

1) ATTEGGIAMENTO CULTURALE = DISCRIMINAZIONE
Nella società attuale un corpo magro viene considerato indispensabile per essere definiti “belli” fisicamente. Secondo l’opinione corrente, quindi, la persona obesa viene ritenuta in primis RESPONSABILE della sua condizione fisica, e come tale viene penalizzata: una persona, secondo l’uomo medio, è grassa perché si abbuffa di cibo e non ha nessuna intenzione di limitarsi nel mangiare, quindi non è considerata solo “brutta” secondo il comune sentire, ma anche avida, debole, pigra e senza forza di volontà. Una considerazione, questa, che comporta una vera e propria discriminazione sociale. Che parte dalla presa in giro del bambino obeso dai suoi coetanei per la sua incapacità fisica a deambulare o giocare come gli altri, ai casi più gravi di licenziamento dal lavoro e/o non assunzione a causa del peso fisico.
Dal punto di vista MEDICO questa discriminazione è assurda, essendo ormai ASSODATO che l’obesità è una vera e propria MALATTIA, considerata tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e come tale, quindi, va CAPITA e GUARITA nel limite del possibile.
Alla stregua né più, né meno, di un handicap.
Ma come abbiamo già detto, la definizione medica di obesità non coincide, purtroppo con la definizione sociologica.

2) ASPETTI SPECIFICI DELLA PERSONALITA’ DELL’OBESO
Purtroppo l’atteggiamento discriminante della cultura del benessere nei confronti dei soggetti obesi va ad influenzare la qualità di vita dello stesso comportando in molti casi un vero e proprio DISAGIO PSICOLOGICO. E’ bene però fin da ora sottolineare che l’Obesità non è a tutt’oggi considerata una malattia psicologica, e non viene quindi fatta rientrare nel campo dei DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE. Ciò comporta che dal punto di vista medico essa non richiede necessariamente il ricorso ad una terapia psicologica. E questo perché è oramai assodato in campo medico che il tipo e la gravità del disagio psicologico che deriva dall’essere obeso (e che magari alimenta la stessa obesità nel tempo) dipendono più dalla personalità individuale del soggetto che ne soffre, che dalla gravità dell’obesità stessa.
Infatti non è colpa della MALATTIA OBESITA’ tecnicamente considerata se molti obesi vivono in una condizione di perenne frustrazione e di scarsa considerazione di se stessi, che li porta spesso ad una situazione personale sempre più compromessa, arrivando a sentirsi “non competitivi”, fuori dai giochi socio-lavorativi della società “normale”, incapace di suscitare qualsivoglia interesse, e di poter incontrare l’attenzione anche del sesso opposto, tendendo a chiudersi sempre più in se stessi fino a condurre una vita riservata, ritirata, al di fuori di sguardi indiscreti e quindi, in definitiva, di possibili ulteriori rifiuti e penalizzazioni.
Situazione compromessa, questa, che magari, nel tempo, va anche ad auto-alimentare l’obesità stessa, che diventa a quel punto SINTOMO di un disagio psicologico, guarito il quale non è detto che il problema psicologico guarisca.
Anche se la letteratura attesta che molto spesso il riuscire ad uscire da una situazione sociologica discriminante, aiuta il soggetto che, causa maggiore sensibilità, vive il disagio della sua malattia come insuperabile, a riacquistare una nuova visione della vita, delle relazioni sociali, del rapporto con se stesso e con gli altri, che, in sostanza, lo fa “uscire dal tunnel” della perenne frustrazione, iniziando finalmente a VIVERE e non più a SOPRAVVIVERE.
Quindi, riuscire a perdere il peso eccessivo, per “rimettersi in pari col mondo circostante”, e ripartire da zero da un punto di vista psico-sociologico, può addirittura AIUTARE a risolvere i disagi psicologici che hanno comportato nel tempo il nascere di disturbi alimentari nel soggetto obeso. Il che vuol dire che in presenza di disagio psicologico concomitante all’Obesità, la TERAPIA PSICOLOGICA appare, se non necessaria per scendere di peso, necessaria per risolvere definitivamente il proprio disagio, ed evitare, quindi, di rimettere in pratica i meccanismi quotidiani che potrebbero riportare ad una condizione di sovrappeso, obesità, ecc…
Scegliere se seguire questa terapia psicologica prima, durante, o dopo il trattamento dell’Obesità (CHE, RIPETIAMO FINO ALLO SFINIMENTO, DEVE ESSERE CURATA “A PARTE”) dipende esclusivamente dalla volontà del paziente CUI E’ STATO DIAGNOSTICATO l’eventuale disagio psicologico connesso all’Obesità stessa.

CONSEGUENZE PRATICHE DELL’OBESITA’ NELLA VITA QUOTIDIANA:

E' bene a questo punto fare anche una carrellata di quelli che sono i problemi della vita pratica quotidiana che incontra un OBESO. Perché di questi problemi ci si vergogna in particolar modo a parlarne. Come se ammettendo la loro esistenza, si ammettesse di essere “diversi”.
E sappiamo bene quanto costa ad un obeso riconoscere, come primo passo verso la guarigione, di essere sì diversi, ma diversi perché malati.
Ovviamente sono disagi che iniziano ad essere avvertiti da una certa mole in su.
Nella maggior parte dei casi di sovrappeso e/o obesità media, questi non vengono avvertiti.
Quando invece si è GRAVEMENTE OBESI nella vita pratica di tutti i giorni non si riesce a fare cose che la maggior parte degli umani svolge con facilità e naturalezza. Ed è questa la motivazione di base che spinge poi i gravi obesi ad isolarsi completamente dalla società.
Una società, purtroppo, distratta, che non prende mai in considerazione la “diversità” e che quindi va a discriminare tali diversità anche “non volendo”, per assurdo.
Perché oggi, nel 2010, dobbiamo finalmente renderci conto che IL NON SAPERE non è più giustificabile. Non ci si può trincerare dietro un presunto “non c’ho pensato”. Perché la maggior parte delle volte il “pensarci” dipende solo dall’OSSERVARE IL MONDO CHE CI CIRCONDA, che si porrà ai nostri occhi per quel che è…COMPRENSIVO ANCHE DELLE DIVERSITA’!
Qui è bene però fare una precisazione: noi dello Staff di addiObesità prendiamo le dovute distanze da campagne che vogliono sensibilizzare sul problema obesità sbandierando una sorta di ORGOGLIO CICCIONE. Perché riteniamo che non c’è per nulla da esser orgogliosi nel mettere in pericolo la propria vita non considerando l’obesità una malattia da guarire.
Di un eventulae OBESITY PRIDE ce ne facciamo un fico secco: ciò che ci interessa ottenere con la nostra camapgna informativa è la GUARIGIONE da questa malattia, e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica a considerarla un handicap sì, ma come tale titolare di diritti. Non di PRIVILEGI.
Non siamo SPECIALI, siamo DIVERSI e nell'ambito della globalizzazione le diversità devono essere considerate, non dimenticate.
Questo però non vuol dire che l’insensibilità del mondo esterno nei confronti di questo problema, che esiste, c’è, e deve essere affrontato, non urti anche noi.
Semplicemente perché riteniamo che un minimo di “considerazione” possa aiutare il soggetto obeso ad uscirne fuori da questa terribile malattia. E questo “minimo di considerazione” risiede anche in alcune piccole attenzioni, che non costerebbero nulla alla società, se non una riflessione in più rispetto al comune senso della quotidianità e, perché no…qualche modifica negli standards progettuali e produttivi.

Precisato ciò, vediamo di nominare almeno i disagi più frequenti che un grave obeso deve affrontare tutti i giorni:
- deambulazione e vestizione
- igiene intima
- traspirazione
- abbigliamento (comprese scarpe adeguate)
- rapporto con gli arredi di casa (sedie piccole, mobili impraticabili, poltrone troppo basse, materassi che non sostengono, ecc…)
- rapporto con le strutture edilizie (porte e portefinestre piccole, scale ripide, scale scivolose, ecc…)
- impraticabilità dei servizi pubblici, dagli autobus ai cinema, ecc...
- difficoltà a muoversi in ambienti progettati per persone magre : entrare ed uscire da una macchina, entrare ed uscire da una banca, entrare ed uscire da un bar!, ecc… (recarsi in un ristorante è un’avventura vera e propria: ci sarà abbastanza spazio tra un taovlo e un altro? La sedia mi sosterrà? Nel bagno ci entrerò? Sono solo alcune delle domande che un obeso si porrebbe.)
- ecc…ecc…
Ci fermiamo qui, certi che sono tante le situazioni che dimenticheremo di citare. Quindi preferiamo averne dato solo accenno, per far passare questo messaggio, che è ciò che più ci preme: nella vita di tutti i giorni gli obesi, soprattutto quelli gravi, sono dei veri e propri DISABILI, ma non hanno tutte quelle agevolazioni che sono diventate ormai la norma per tutti gli altri disabili.
Almeno in questo senso ci auguriamo che le Istituzioni Pubbliche e i singoli soggetti privati vengano sensibilizzati in futuro.
Ma c’è di più: volendo esprimere una considerazione prettamente “commerciale”si rimane stupiti di fronte ad una frenetica ricerca di un mercato che ignora completamente le concrete e molteplici necessità di migliaia di persone, quindi potenziali clienti. La realtà è evidenziata dai dati ISTAT: in Italia è in sovrappeso metà dei maschi ed un terzo delle femmine. Appare quindi indispensabile che gli standards debbano essere modificati ovunque, in relazione ad una soggettività di massa, non creando comunque posti riservati a persone che sono e devono essere considerate sempre normali (in base all’art.3 della nostra Costituzione), seppur diversi.
Al di là di queste “speranze”, appare comunque incredibile come l’opinione pubblica non abbia notizia di iniziative di legge a tutela di centinaia di migliaia di cittadini di cui si vuole continuare a fingere di non conoscere l’esistenza e le necessità.
Forse perché il problema è vasto e complesso e può risultare più comodo ignorarlo per non esserne travolti!
Eppure gli obesi esistono e sono molto di più di quel che pensiamo: che ne facciamo?

Sitografia:
www.obesita.org
www.erobeso.it
www.associazioneitalianaobesita.it
www.chirurgiaobesi.com
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento